In sintesi
- 🎬 Gerri
- 📺 Rai 1, ore 21:30
- 🕵️♂️ Crime drama poliziesco ambientato in Puglia, con protagonista un ispettore di origini rom alle prese con indagini complesse e tematiche sociali, che rinnova il genere esplorando identità, diversità e le contraddizioni della provincia italiana.
Rai 1, Gerri, Giulio Beranek, Valentina Romani, Fabrizio Ferracane, Giorgia Lepore, Giuseppe Bonito, poliziesco italiano, crime drama, ascolti record, serie tv 2025, diversità, Puglia: la serata TV del 19 maggio 2025 si accende con il terzo attesissimo episodio di “Gerri“, dalle ore 21:30 su Rai 1 HD. Prosegue il successo di questa novità dell’anno, il crime drama che ha conquistato pubblico e critica mixando risvolti noir, tematiche sociali e una nuova iconografia dell’eroe poliziesco italiano.
Indice dei contenuti
Trama di Gerri e indagini nel crime drama poliziesco italiano in Puglia
“Gerri” non è semplicemente la solita serie poliziesca italiana: il protagonista Gregorio Esposito, detto Gerri, interpretato da un magnetico Giulio Beranek, è un ispettore di origini rom, cresciuto in una casa-famiglia, che lotta ogni giorno con i fantasmi del suo passato e un presente intriso di casi difficili e tensioni sociali. In “Angelo che sei il mio custode”, il terzo episodio in prima TV, l’indagine parte dal ritrovamento di ossa umane, probabilmente di un ragazzino: la cicatrice ancora aperta delle sparizioni di minori affiora nella provincia pugliese, mentre una misteriosa telefonata reindirizza l’azione e la tensione sale vertiginosamente quando un bambino scompare nel nulla.
Il ritmo si fa incalzante, tipico dei romanzi di Giorgia Lepore da cui la serie è tratta: le indagini spingono Gerri e la sua squadra (con una Valentina Romani sempre più convincente nei panni del vice ispettore Lea Coen) a scavare non solo tra le pieghe della criminalità locale, ma tra le emozioni di una comunità ancora divisa da antichi pregiudizi e paure ataviche.
Protagonisti, identità e ascolti record: come Gerri trasforma il poliziesco italiano e il crime drama
Con la regia raffinata di Giuseppe Bonito e la produzione curata da Cattleya in collaborazione con Rai Fiction, “Gerri” si distingue per diversi motivi che faranno la gioia dei nerd del genere:
- L’ambientazione autentica: Trani e la Puglia diventano protagoniste silenziose, con un’estetica solare e credibile che richiama i grandi noir del Mediterraneo.
- Identità e diversità: Il background rom del protagonista non è cliché ma motore narrativo e occasione di esplorare dinamiche poco raccontate nella tv generalista.
Il pubblico ha risposto: il debutto della serie ha sfiorato 3 milioni e mezzo di spettatori con oltre il 20% di share, un dato che parla chiaro. Ma il vero valore aggiunto è nel motore emotivo. Gerri è un ispettore inquieto, a tratti impulsivo, che persegue la verità fino in fondo e non ha paura di mettersi in discussione, nemmeno se questo significa rischiare tutto. L’approccio investigativo che unisce analisi scientifica e slanci istintivi lo rende un personaggio affascinante, moderno e umano.
E poi, diciamolo: la scelta di mettere al centro una figura di origine rom su Rai 1, nella fascia di maggiore ascolto, è una mossa potente e inusuale nel panorama delle fiction italiane. La miniserie in quattro puntate sfida molti luoghi comuni, non solo nei contenuti, ma anche nella rappresentazione della provincia e delle sue contraddizioni.
Curiosità, retroscena sul poliziesco italiano e il futuro di Gerri
“Gerri” alterna atmosfere da thriller puro a sprazzi di realismo sociale: il rito delle indagini sul campo, le tensioni con il capo della mobile e i momenti intimi mostrano la complessità delle relazioni tra i personaggi.
Ogni episodio è quasi un film: 120 minuti pieni, con storie autoconclusive ma concatenate, dove le ferite personali si mescolano alle indagini.
Al di là della suspense, quello che incolla allo schermo è la capacità della serie di farci entrare nella testa di Gerri, affascinante antieroe che potrebbe, con le prossime stagioni (auspicabili!), ridefinire il canone del poliziesco italiano. Le ossa ritrovate sono solo il pretesto per parlare di assenza, protezione e del sottile confine tra giustizia e vendetta. Un crime intelligente e non scontato, di quelli che lasciano il segno e che offrono finalmente nuova linfa all’intrattenimento nostrano.